Quando entrate in casa vi sembra di addentrarvi nella giungla, inciampando tra i giocattoli dei vostri figli, spaventandovi di fronte alla mole di panni sporchi ammucchiati tra il letto e il pavimento e disperandovi di fronte alle pile di piatti dei giorni precedenti?
L'anno che lasciamo e quello che incontriamo
de Lo Psicologo in Blue Jeans
È arrivato il momento di rispondere alla fatidica domanda che qualche amico avrà già cominciato a farvi a settembre: cosa facciamo a Capodanno?
Ansia a parte, questo interrogativo ha un non so che di introspettivo: come concludo questo 2018? Cosa spero per l’anno che verrà?
Capita spesso che nel mio studio, ma anche tra amici, in famiglia o tra sé e sé si rifletta sulle cose accadute, i passi avanti fatti, le battute d’arresto, i tempi sospesi o carichi di preoccupazioni, i desideri inespressi e quelli rimasti ancora inesauditi.
E questo bilancio, spesso in negativo, ci spinge a darci obiettivi estremi di cambiamento che, se tutto va bene, ci vedranno fallire entro carnevale.
Cambiare non è qualcosa che ci vede passare, necessariamente, al pensiero, emozione o comportamento opposto. Cambiare non è qualcosa che possiamo prefigurarci completamente. Cambiare è qualcosa che accade solo vivendo.
Le trasformazioni sono lente e in alcuni casi dolorose. Vi dice niente l’immagine del bruco che diventa farfalla? E ancora, questa farfalla inizierà a pensarsi più o meno bella delle altre o cercherà, invece, di capire come si vola?
Il nuovo anno dà a ognuno di noi 365 nuove possibilità di essere, di scoprirsi e di vivere. Il passaggio dal vecchio al nuovo può essere l’invito a lasciare andare le ormai usate e consuete difese, chiedendosi forse da cosa ci stavano proteggendo.
Quest’anno abbiamo esplorato l’accezione del pulire come un rendere chiaro, ma non asettico, l’ambiente esterno e forse anche il nostro mondo interno. Ciò che è chiaro ha in sé una luce che ci permette di vedere meglio. In questo modo possiamo osservare e osservarci per come siamo, anche nelle nostre imperfezioni. Prima di metterci al lavoro per farle sparire o limitarle dobbiamo tuttavia considerarle parti, forse scomode, di ciò che siamo. Altrimenti le vivremo come solitamente sperimentiamo gli insetti, come qualcosa di esterno, fastidioso e antipatico, quasi senza utilità.
Ognuno è l’anno che è stato e ognuno sarà l’anno che vivrà: possiamo continuare a distrarci da ciò che ci atterrisce, affatica e addolora o possiamo imparare a viverlo con tutte le emozioni che proveremo. Abbiamo la possibilità di prestare attenzione alle nostre vite, anche alle cose più piccole e fermarci, anche poco, per goderne.
Se c’è qualcosa che allo scoccare dell’ultimo rintocco della mezzanotte possiamo lasciare nel 2018 è il ‘sono fatto così’, pensiero, ma soprattutto emozione che ci vincola prepotentemente al passato.
Saluto l’anno che sta per scadere con un ringraziamento a voi lettori di questo spazio e abitanti delle esperienze che ho cercato di raccontarvi in questa mia esperienza con Puliti & Felici. I vostri commenti mi hanno aiutato a riflettere e a prendere contatto con tante emozioni che mi hanno profondamente arricchito.
Brindo quindi al vostro, ma anche al mio, 2019! Sia un anno con giorni sempre più puliti da ciò che ci tiene saldamente ancorati al passato e felici, cioè vissuti pienamente, anche nelle difficoltà che potranno accadere.
Il vostro
Psicologo in Blue Jeans