Quando entrate in casa vi sembra di addentrarvi nella giungla, inciampando tra i giocattoli dei vostri figli, spaventandovi di fronte alla mole di panni sporchi ammucchiati tra il letto e il pavimento e disperandovi di fronte alle pile di piatti dei giorni precedenti?
Guardaroba per malati di shopping e non
a cura del nostro Psicologo in Blue Jeans
Fermi tutti. Siamo a maggio, il tempo è ancora instabile e non vi decidete a fare il cambio stagionale dei vestiti? Ecco una buona occasione per guardarvi un po’ di più allo specchio. Attenzione a non perdervi nella vostra immagine riflessa, Narciso vi dice niente? Ma armadio, vestiti e specchi hanno qualcosa da dirci.
Di teorie e modi per organizzare, stravolgere e sistemare gli armadi ne è pieno il web. L’alternativa che posso proporvi è di fermarvi a contemplare il vostro armadio. Aprite le ante e iniziate a interrogarvi su ciò che vedete e su ciò che provate di fronte all’insieme di abiti che avete davanti e al particolare che ognuno di essi vi suscita. Che storia vi stanno raccontando le geometrie del vostro guardaroba?
Date un colpo d’occhio: ordine, simmetrie, gradazioni cromatiche, tessuti, accostamenti più o meno arditi … Cosa vi sta dicendo di voi il vostro armadio?
Già prima di nascere, se ci pensiamo, possediamo dei vestiti. Il guardaroba del nascituro si compone di pezzi che andranno a dare riparo e vezzo al corpo del piccolo. È in quell’insieme di tutine e pagliaccetti che inizia un gioco di espressione di Sé possibili che contribuirà a dare forma all’identità.
Non a caso i nostri armadi cambiano nelle diverse epoche della vita; ci diciamo che seguiamo l’ultimo grido o cerchiamo uno stile alternativo eppure, come accade proprio nel mondo della moda, assistiamo spesso a un ritorno di alcune tendenze, mi verrebbe da dire: sì, quelle più inconsce.
Potrà sembrarvi strano, ma spesso con i pazienti che seguo capita di affrontare il tema di abiti, guardaroba, riordino. In alcuni casi, gli armadi colmi di accessori e indumenti, magari ancora incartati o mai messi, possono indicare la presenza di un disturbo noto come shopping compulsivo. I libri della Kinsella, su questo, hanno fatto scuola. Il vuoto interiore diventa quel buco da colmare con vestiti e accessori di cui non si può fare senza. Altre volte, l’abito è proprio quell’habitus mentale e psichico che rivela radici di significati antichi e strutturanti le persone. Qual è il fil rouge del vostro guardaroba? Un colore, un tessuto, un taglio, una trama, un dettaglio… Cosa esprime di voi?
L’armadio è il luogo di Sé sperimentati, di ruoli impersonati, di fantasie possibili e di un immaginario in continuo cambiamento. Cambiarsi d’abito non è solo un atto estetico, ma soprattutto un modo di comunicare qualcosa: a noi e anche agli altri. Cenerentola insegna. Quando dobbiamo decidere cosa mettere e iniziamo ad aprire cassetti e ante, a prenderci tempo provando diversi outfit stiamo effettivamente cercando di dar forma al nostro desiderio e esplorando un’ampia gamma di emozioni possibili. Quali? Lo sapete solo voi nel vostro profondo.
Vestirsi ha a che fare, carnalmente oserei dire, con il corpo. Pensate alle minigonne e agli anni ’60, dal tabù del non potersi scoprire, reale e simbolico, alla possibilità di decidere quanto e se coprirsi.
Insomma, ognuno ha i propri scheletri nell’armadio, lì dentro c’è molto della nostra storia e di come la indossiamo nella nostra quotidianità. Fare il cambio di stagione può rappresentare la possibilità di compiere una scelta. A volte dovremo fare spazio perché qualcosa di nuovo possa arrivare, altre volte bisognerà osservare il caos, starci a contatto, capirne il senso o ancora osare nel rompere un ordine troppo stringente. Con l’armadio entriamo in un luogo della casa molto interessante, spesso è proprio la camera da letto: un posto intimo che ci apre le porte del nostro mondo interno.
Per fare tutto questo occorre tempo, un po’ come per fare il cambio di stagione. C’è chi se lo impone, chi si prende un momento, chi lo spezzetta o chi non lo fa. E già questo vi dice di voi.
Essere puliti e felici anche nell’armadio è quindi un inno al guardarsi dentro alla ricerca del mondo che sotto la superficie dell’estetica o tra le cataste di vestiti si nasconde.