Fobie e dintorni: la pulizia in casa

Facciamo un gioco: alzi la mano chi sta leggendo questo post dal proprio smartphone… Ora chiedetevi cosa state facendo; c’è chi sta fumando una sigaretta, chi sarà in metropolitana, chi ha in mano qualcosa da sgranocchiare, …

Proprio qui su Puliti & Felici abbiamo imparato che la superficie del nostro cellulare è piena di germi e batteri, ci avete mai pensato? Una piccola percentuale di voi dedicherà del tempo a pulirla, ma statisticamente la maggior parte avrà un pensiero di contaminazione che sarà presto reso quasi innocuo.

Leggendo le vostre risposte sono entrato in contatto con tre dimensioni: disgusto, paura e controllo.

Il disgusto ci salva la vita. Quando assaggiamo o sentiamo qualcosa che avertiamo come potenzialmente pericoloso lo sputiamo. Ecco l’origine di questa emozione: è un allarme ‘anti-veleno’.  E se questo è vero significa che c’è qualcosa di esterno dal quale si ha la sensazione di non potersi troppo proteggere. I nostri confini li percepiamo come deboli e inefficaci. In effetti germi e batteri non li vediamo.

C’è il rischio quindi di essere contaminati da qualcosa che si lega a noi. Ecco che la nostra immagine interna, che vorremmo linda e pinta, crolla, e questo ci fa paura. Dopotutto siamo cresciuti con il mito del cavaliere senza macchia: puro, vergine e perfetto.

C’è di più: le superfici contaminate parlano della nostra paura di diventare intoccabili, da chi? Dall’altro. E sappiamo bene quanto il contatto si associ alla nostra percezione di esserci, lo impariamo da bambini. Tocchiamo ciò che è buono e quindi entriamo in una sfera che è quella della pulizia morale.

E come ottenerla? Lavandoci le mani, disinfettando le superfici, evitando di sfiorarci. Cerchiamo quindi di avere il controllo, questo sembra ridurre la paura, e ripararci dalla possibile colpa e dalla vergogna. Siamo un po’ vittime dell’effetto di Lady Macbeth, sì quella di Shakespeare, complice dell’uccisione di Re Duncan di Scozia e che cerca disperatamente di cancellare la macchia di sangue immaginaria, lavandosi incessantemente le mani. Oppure evitiamo e sperimentiamo quello che chiamerei l’effetto Ponzio Pilato, se ce ne laviamo le mani, allora abbiamo la coscienza pulita.

Un po’ come se ci fosse bisogno di un rito di purificazione. E i rituali, che storicamente esorcizzano qualcosa, cercano di rendere controllabile e tollerabile ansia e colpa, diminuendo la paura e espiando la colpa.

Perché però all’inizio vi ho parlato dello smartphone? Perché lo consideriamo, ormai, una parte di noi (una estensione non molto separata dal Sé, a ben guardare) e, seppur contaminata, spesso ce ne preoccupiamo poco. È la dimostrazione, quindi, che possiamo tollerare sporco e contaminazione, solo se iniziamo a viverli come possibili e ‘normali’ all’interno di qualcosa che è molto nostro; interno potremmo dire.

Raramente oggi ci separeremmo dal nostro iOS o Android di turno solo perché sporco, ecco questo ci può insegnare qualcosa.

Se, però, chi vi sta vicino nota che state andando oltre, se iniziate ad arrivare in ritardo a appuntamenti e la vostra vita sociale e lavorativa iniziano a risentirne, allora bisogna chiedere aiuto. L’igiene, quella sana, ha a che fare con la salute fisica. In alcuni casi, potremmo avere a che fare con un disturbo che ha un grande impatto sulla nostra salute psichica e quindi dobbiamo prendercene cura. Per tutti gli altri, siate puliti, per voi e per gli altri, ma senza che diventi una mania. Siate puliti dunque, ma, soprattutto, siate felici.

 

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