Quando entrate in casa vi sembra di addentrarvi nella giungla, inciampando tra i giocattoli dei vostri figli, spaventandovi di fronte alla mole di panni sporchi ammucchiati tra il letto e il pavimento e disperandovi di fronte alle pile di piatti dei giorni precedenti?
Meno perfettamente puliti, più imperfettamente felici
a cura di Psicologo in Blue Jeans
Vi siete mai soffermati a leggere il nome di questo magazine? Anche se non lo avete mai fatto, prendetevi un minuto con me e guardatelo con attenzione: Puliti e Felici.
Cosa vi viene in mente? Mentre le idee iniziano ad affiorare, vi propongo quello che ho pensato io la prima volta. Pulire è una operazione che permette di rimuovere ciò che non dovrebbe esserci, qualcosa di potenzialmente dannoso e contaminante. Siamo costantemente ‘contaminati’ da ciò che viviamo, vediamo e sentiamo e questo ci cambia anche in modo molto sottile. Pensate a quando sentite una canzone e ve la portate dentro per tutta la giornata. Ecco di cosa sto parlando: dello stare a contatto. Tutto ciò vale tanto per le cose belle quanto per quelle brutte. Lo sporco appartiene alla seconda categoria. Le ricerche scientifiche e la storia hanno evidenziato come una scarsa igiene personale e ambientale abbia delle ricadute negative sulla nostra salute. Quindi, nel corso del tempo, la pulizia è diventata una consuetudine per la maggior parte di noi: ci fa stare meglio. Come, quanto e cosa pulire lo sperimentate tutti i giorni e lo potete leggere in questo blog. Quel che è certo è che fin da piccoli ci ripetono che lo sporco è qualcosa di cattivo e che ci farà del male. E poi vi ricordate quando da bambini facevate qualcosa che mamma e papà non avrebbero gradito o che era in contrasto con l’educazione che avevate ricevuto? Sia che siate stati scoperti sia che l’abbiate passata liscia verosimilmente vi sarete sentiti sporchi. L’anima linda e pura macchiata di qualcosa che generava una colpa, piccola o grande che fosse. E alcune volte tutto ciò sembrava incancellabile: tristezza, paura, rabbia, ecco alcune emozioni associate a questi episodi.
Dopo una settimana di lavoro, spesso, è il sabato il giorno delle pulizie di casa. Se durante la settimana ci ‘limitiamo’ a sistemare qua e là, durante il weekend ci apprestiamo a pulire e riordinare meno grossolanamente. Un po’ come se cercassimo di ripristinare una forma di apparente bellezza e perfezione per la nostra casa e, in fondo ma neanche troppo, per il nostro mondo interno.
Pulizia e ordine: un binomio perfetto. Ancora ricordo quando all’università mia mamma mi rimproverava per la scrivania disordinata e tuonava: ‘come puoi studiare in questo casino?’. Non so come ci riuscissi, ma quel tavolo incasinato era il segno della fatica che stavo facendo. Sicuramente fare ordine mette ogni cosa al proprio posto. Il caos disturba, preferiamo linee continue, senza interruzioni. Desideriamo chiudere ciò che è aperto, percettivamente e simbolicamente. Dopotutto, quando dite che il vaso, il cuscino o un libro sono fuori posto state dicendo che esiste un ordine di fondo che armonizza ciò che vivete. Vi siete mai vestiti in modo sbagliato per una occasione? Probabilmente, quando ve ne siete accorti, avete provato la sensazione di essere continuamente sotto i riflettori, provando un gran disagio. Vale lo stesso quando riteniamo che qualcosa sia nel posto sbagliato: continuiamo a vederlo e questo ci disturba.
Fare ordine dà anche modo di esercitare il nostro controllo: ci sentiamo liberi di scegliere e non sperimentiamo di essere in balìa degli eventi esterni e incontrollabili. Anche quando sistemiamo casa, diamo un posto ai nostri ricordi e alle nostre emozioni. La foto di nonna sul comodino perché sia sempre vicino a noi. Il pupazzo sul letto pronto ad accompagnare la notte. Il vaso di fiori sul tavolo da pranzo: lì vogliamo condividere la gioia con gli altri. La televisione sistemata in modo tattico così da goderci il relax. Di tutto questo parlano le vostre case e le vostre vite. Provate a cambiare di posto a qualcosa che è sempre stato lì e chiedetevi che effetto vi fa.
Se tutti questi riflessi risuonano in voi, state tranquilli, è comprensibile che sia così.
Per alcuni, però, Puliti e Felici è ossimorico, un po’ come quando avete letto per la prima volta il naufragar m'è dolce in questo mare dell’Infinito di Leopardi. Pulire dove si è pulito da poco, non riuscire a dormire se qualcosa in casa è fuori posto, non poter quasi uscire di casa se il letto non è rifatto a dovere, questi sono alcuni dei comportamenti più comuni che possono portano le persone a chiedere aiuto. Sfatiamo alcuni miti. Non c’è alcuna felicità in questi agiti, anzi, il non poterli svolgere ha degli effetti davvero devastanti. Sono talmente faticosi, ma irrinunciabili da compromettere marcatamente il funzionamento quotidiano e relazionale. Nella maggior parte dei casi, i pensieri che li precedono e accompagnano sembrano (a un occhio esterno, ndr) catastrofici e irrazionali, anche a chi li sperimenta, ma non è possibile fare diversamente. Sono delle vere e proprie ossessioni.
Cosa si nasconde dietro tutto ciò? L’analisi può portare alla luce: il desiderio di controllo, soprattutto del proprio mondo emotivo; il caos come qualcosa di cattivo, sbagliato e intollerabile; il vuoto interiore come una voragine incolmabile; una presunta colpa originaria o un trauma che devono trovare pace. I sintomi (pulire in modo maniacale, etc.) sono l’unico modo per placare quell’angoscia profonda che altrimenti sarebbe devastante: riordinare il fuori per mettere ordine dentro, pulire all’esterno per smacchiare l’interno.
Insomma, Puliti e Felici: sì, ma con moderazione. Iniziare a riconoscere le imperfezioni della vita come qualcosa che può capitare, vedere quando si sta andando oltre, accettare una parte di indeterminazione può essere il primo passo. Lasciare ogni tanto qualche pulizia indietro per fare qualcosa di divertente, può renderci talvolta più Felici e forse anche più Puliti: domani siamo sempre in tempo.