L'attesa del Natale - Un racconto dello Psicologo in Blue Jeans

a cura dello Psicologo in Blue Jeans

Tradizionalmente era l’8 dicembre, oggi, però, sempre prima le città iniziano ad accendersi a festa. Si aspetta il Natale. Sembra esserci il desiderio inconscio di avere più luce in una vita buia: c’è bisogno di una buona novella e che questa arrivi in fretta. L’attesa, speranzosa, ma incerta, è sempre più difficile da vivere.

Con un po’ di sorpresa, incontrando i miei pazienti e scorrendo la timeline di Facebook o le storie di Instagram, ho scoperto che già molte persone si sono dedicate a decorare l’albero e a scaldare l’atmosfera di casa; un po’ come se in sottofondo ci fosse una voce che sussurra: se tutto fuori si sta preparando, devo esserlo anche io dentro; non posso essere impreparato. Addobbare, infatti, richiama una tradizione antichissima legata all’investitura dei cavalieri, una cerimonia sacra in cui si insigniva qualcuno di una particolare carica. Una nuova veste della quale essere degni. Come allora, la scelta degli addobbi, oggi destinati alla tavola, alle finestre e all’albero sembrano voler portare l’attenzione su una qualche caratteristica interiore che possa essere riconosciuta, valorizzata, esposta e vissuta. La casa è metafora del Sé e l’albero immagine dell’uomo. Ogni piccola o grande decorazione ha quindi intimamente a che fare con noi e nei dettagli è possibile ritrovare l’unicità che tanto andiamo cercando.

Scatta, però, il conto alla rovescia e i più si ritrovano a districarsi tra cene ben augurali e regali da comprare. I giorni passano veloci e l’ansia da Natale si fa sempre più pressante. C’è spesso la sensazione che manchi qualcosa e una confezione regalo vuota proprio non vogliamo metterla sotto l’albero. Ogni desiderio si fa oggetto e ogni oggetto non ci soddisfa mai del tutto. Forse siamo alla ricerca di altro… Ma cosa?

Sopravvissuti agli ultimi acquisti ci si siede intorno a un tavolo con i volti più e meno familiari dei parenti. E lì spesso il regalo che ci troviamo a scartare è quello di un sottile imbarazzo. Scaldati dal colore dell’anno che domina la tovaglia e sicuri nell’apparente disinvoltura del sentirsi a proprio agio dell’esprimersi nel mondo virtuale, i segnaposti, fisicamente e chiamandoci per nome, ci ricordano di avere un ruolo nella famiglia. E a volte ci si ritrova seduti in posti scomodi e antichi che si avvertono come molto lontani rispetto allo scorrere quotidiano della propria vita. Un po’ come se si scoprisse che l’abito scelto per l’occasione è un po’ impolverato e si fatichi a sorvolare su quella piega che ha attirato la nostra attenzione e che pensiamo che tutti stiano notando. Il condividere il cibo, sapientemente preparato da mani più o meno esperte, riporta però alla possibilità di nutrirsi di quelle relazioni che contribuiscono a dare un senso a quanto viviamo. È nei passaggi da piatto a piatto e di mano in mano che è possibile scoprirsi più vicini.

Puliti & Felici durante le feste è quell’augurio di potersi riscoprire nuovi e non più vittime di ciò che credevamo sull’altro; è l’offrire, a chi ci siede vicino, l’opportunità di cambiare posto se lo desidera o di lasciarlo vuoto; è la voglia di incontrarsi, riconoscersi, potersi spogliare delle proprie rigidità o vivere le proprie confusioni e incertezze.

E poi c’è quel pacchetto che avrete tenuto per ultimo, quello un po’ più speciale. Nel tenerlo tra le mani, il cuore batte un po’ più veloce per l’emozione. Vi auguro, allora, di potervi gustare l’impercettibile suono del nastro che scorre prima di sciogliersi e il fruscio della carta che si apre. Piccoli momenti di attesa che ci ricollegano a quell’Io desiderante che chiamiamo Natale.

 

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