Le rivoluzioni culturali si fanno tra le pareti di casa

A cura di La Tata Maschio

 

Le vere rivoluzioni culturali non si fanno in piazza, si fanno tra le pareti di casa. Perché le mura domestiche fanno crollare i muri interiori: è lì che convinzioni e difficoltà personali devono convivere, è lì che emergono tutti i meccanismi disfunzionali che abbiamo ereditato più o meno consapevolmente, è lì che ci si confronta con i ruoli che la società ci chiede di assumere, per cui è in famiglia – qualunque sia la nostra idea della stessa – che dobbiamo attuare i miglioramenti che vorremmo vedere dovunque.

Le vere rivoluzioni culturali partono dagli ideali, ma si esprimono nella vita quotidiana. Tanto più riusciamo a tradurli in comportamenti concreti, maggiore sarà la portata del cambiamento. Se chiediamo un mondo più equo e paritario, partiamo dalle basi: anche il ménage casalingo va ripartito in maniera equa e paritaria, che non significa tagliare in parti uguali, ma distribuire in base alle possibilità, alle necessità e – in maniera auspicabile – alle attitudini di ciascuno, perché la famiglia non sempre richiede porzioni identiche, ma condivisione di ciò che c'è, e questa è una differenza che ridefinisce tutto.

Per quanto mi riguarda, l'ambiente domestico non è solo un nido, una tana, un rifugio, è anche lo spazio dove lavoro la maggior parte del tempo, nel mio angolo studio piccolo ma confortevole, per cui sento forte il legame tra cura della casa e cura di ciò che faccio: un ambiente pulito, ordinato e, quando possibile, inondato di luce mi rende più produttivo e ben disposto.

Negli anni, complici sicuramente le tante ore passate a sistemare montagne di giochi, ho fatto mia una regola d’oro: non accumulare. E non mi riferisco solo a oggetti materiali, ma anche a riordini, pulizie, burocrazia; dilazionare ciò che si ha da fare in piccole dosi lo rende più gestibile e sopportabile.

Ho imparato inoltre che assecondare l’umore del momento può rivelarsi molto utile. Se faccio fatica a concentrarmi, ne approfitto per dare una sistemata: ritrovo il focus e nel frattempo ho reso utili quelle ore. Viceversa, se sono troppo stanco per dedicarmi a qualche faccenda domestica, mi attivo per depennare alcune voci dalla to do list, mentre della casa me ne occuperò quando sarò più propenso. Di nuovo, un po’ di flessibilità rende meno ostiche le cose e fa perdere meno tempo!  Non è un rimandare, ma essere pronti a riadattare i programmi.

C’è un altro elemento cruciale per me: la libreria, che è piccola e deve contenere un sacco di materiale! Cerco di organizzarla destinando, oltre ai ripiani per i libri, una parte all’archivio dei documenti lavorativi e un’altra a tutto ciò che... non è altrimenti catalogabile! Quest’ultima però è la più insidiosa, quella in cui per l’appunto il rischio di accumulo è più alto. Necessita quindi di un repulisti periodico, come un paesaggio che rinnova il suo aspetto.

L’obiettivo di fine giornata è lasciare la scrivania vuota! So che è una prassi diffusa anche in certe aziende: la gestione dello spazio fisico si riflette nell’organizzazione mentale.

È importante, infine, non privarmi di qualche elemento naturale, come piante, fiori e foglie: non solo nel sottobosco, ma anche sotto il tetto, c'è bisogno di vedere le stagioni che si alternano e provare ad evolvere insieme a loro.

 

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